LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #3 AGGRESSIVITÀ PER LA DISTANZA
- Sara BorderStyle
- 15 giu 2018
- Tempo di lettura: 4 min

DI COSA SI TRATTA
L’aggressività per la distanza è un sintomo delle fobie sociali (che tratteremo in seguito), è di tipo difensivo/protettivo, e ha lo scopo di difendere il proprio spazio vitale, la propria zona di sicurezza.
Diversamente dall’aggressività territoriale, in cui il cane difende il territorio che percepisce di sua proprietà, e pertanto un territorio con determinati confini (dati da recinzioni materiali o da marcature urinarie), al di fuori del quale il comportamento si placa, nell’aggressività per la distanza il cane difende il proprio spazio vitale a prescindere dal territorio in cui si trova, perciò il comportamento viene attuato in ogni circostanza.
Generalmente il cane inizia a manifestare tale atteggiamento solo nei confronti di particolari soggetti (con determinate caratteristiche, es. persone con il cappello, con l’ombrello, cani di una certa razza ecc.), ma presto esso viene generalizzato a tutti gli estranei al branco (che rappresenta la zona di confort, la zona di sicurezza del cane).
Più il comportamento viene generalizzato e più difficile sarà trattarlo, pertanto è importante affrontarlo e risolverlo il prima possibile.
L’aggressione si manifesta contro esseri umani o cani che non appartengono al gruppo familiare. È come se il cane si sentisse minacciato da individui che penetrano nella sua distanza di sicurezza. Il cerchio di sicurezza intorno al cane si restringe sempre di più man mano che egli generalizza la sua fobia e quindi il suo comportamento aggressivo.
POSTURA, SEQUENZA COMPORTAMENTALE E AUTO-GRATIFICAZIONE
Trattandosi di una forma di aggressività legata a fattori fobici, la postura della fase di minaccia è ambigua in quanto il cane manifesta sia emozioni di timore che emozioni aggressive, quindi avremo un misto di posture alte e basse con sollevamento del pelo sulla schiena, abbaio e sguardo fisso sull’intruso.
La minaccia è costituita da abbaio e da cariche e se l’intruso continua ad avvicinarsi si può arrivare al morso (fase di attacco).
La postura diventa definitivamente alta nel momento in cui il cane si rende conto di riuscire nel suo intento di allontanare l’intruso (acquisisce sicurezza e viene premiato e gratificato dal risultato ottenuto).
Questo passaggio è fondamentale perché ci spiega come tale comportamento sia auto-gratificante e quindi il perché il cane tenda poi ad apprendere sempre più tale atteggiamento e a strumentalizzare la sequenza (saltando per esempio la fase di minaccia).
In altre parole quando l’intruso rimane a distanza di sicurezza il comportamento aggressivo è ricompensato e si rinforza.
L’intruso poi, minacciato dal cane, tenderà a fissarlo minaccioso e questo provocherà ulteriore diffidenza nel cane, perciò anche questo aspetto rinforzerà il comportamento aggressivo.
Infine il proprietario tenderà ad anticipare sempre di più l’aggressione tenendo in tensione il guinzaglio e quindi mettendo ancora più ansia e pressione al cane, che si fiderà ancora meno degli estranei.
Per tutti questi motivi è importante agire il prima possibile, in quanto il comportamento si autoalimenta esponenzialmente fino ad evolvere in iper-aggressione secondaria (che vedremo).
L’interruzione dell’aggressione avviene solo quando l’intruso si mantiene a distanza di sicurezza (se rimane in prossimità, il cane potrebbe aggredirlo ripetutamente).
TRATTAMENTO
Il trattamento ideale per questo tipo di aggressività è il controcondizionamento con distrazione: nel momento in cui il cane inizia la sequenza comportamentale occorre interromperla distraendolo, anche attraverso una punizione, se necessario, e in questo frangente si richiama la sua attenzione e una volta ottenuto il suo sguardo lo si premia (quindi inizialmente si premia solo l’attenzione rivolta).
Successivamente, in seguito all’interruzione della sequenza comportamentale, gli si propone un comportamento alternativo alla sua solita reazione aggressiva (per esempio un banale seduto) che verrà premiato.
Ovviamente il premio concesso al cane deve essere più attraente e motivante dello stimolo che lo porta di solito ad aggredire (di solito si usa una leccornia alimentare, ma poi si valuta in base alle preferenze e alle attitudini del cane).
In questo modo si dà un comportamento alternativo al cane, che inizierà a ragionare anziché a reagire impulsivamente e a scegliere quale comportamento adottare.
Occorre sottolineare che l’eventuale punizione inserita nel controcondizionamento con distrazione ha il solo scopo di interrompere la sequenza comportamentale e distrarre il cane fin che richiamiamo la sua attenzione per proporgli il comportamento alternativo da noi desiderato.
È importante evidenziarlo perché le punizioni fini a se stesse non risolverebbero il problema nel lungo termine, in quanto il cane non manifesterebbe il comportamento in nostra presenza solo per paura della punizione, non perché ha scelto di tenere un comportamento per lui più vantaggioso, perciò la sua visione del mondo non muterebbe, e inoltre si rischierebbe di rendere ancora più grave la fobia sociale del cane e di generalizzare la sua mancanza di fiducia verso gli estranei anche al proprietario, rendendo il cane ancora più insicuro e instabile.
Altra terapia comportamentale che potrebbe risultare utile al fine di trattare tale disturbo (e in particolare al fine di eliminare o ridurre la fobia sociale sottostante, perché ricordiamo che lo scopo non è solo quello di trattare i sintomi ma anche, e soprattutto, quello di andare a lavorare sul motivo scatenante che sta alla base) è la desensibilizzazione (inserimento graduale dello stimolo scatenante, quindi persone o altri cani, fintanto che il cane è impegnato in altre attività).
Durante la terapia, è importante che il cane sia sottoposto esclusivamente ad associazioni positive con le altre persone e gli altri cani, che quindi non devono avvicinarsi troppo, in quanto non devono mai scatenante la reazione aggressiva nel cane ed eventualmente possono interagire col cane, sempre sotto la supervisione dell'educatore/rieducatore, a distanza di sicurezza e solo per premiarlo o fargli vivere una situazione positiva).
La cavezza è un valido strumento ausiliario alla terapia comportamentale, soprattutto in caso di controcondizionamento con distrazione.
Si evidenzia, infine, come questo tipo di aggressività si presenti gradualmente e sia in parte ereditaria, pertanto i soggetti affetti non devono essere riprodotti.
SARA BORDERSTYLE
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