LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #18 FOBIE (PAURE)
- Sara BorderStyle
- 10 lug 2018
- Tempo di lettura: 8 min

DI COSA SI TRATTA
Il soggetto fobico reagisce in modo sproporzionato (la paura è un meccanismo di autodifesa assolutamente normale, diventa patologico quando la reazione è sproporzionata e/o fuori contesto, cioè scaturisce da stimoli in realtà innocui per il soggetto), con atteggiamenti di timore e paura, ad uno o più stimoli.
Con il meccanismo dell’anticipazione lo stato fobico evolve verso lo stato ansioso.
Le fobie, in base alla loro origine, si dividono in due categorie:
fobie post traumatiche (derivanti dall’esposizione ad uno stimolo intenso in un ambiente chiuso che risulta un’esperienza traumatizzante per il cane);
fobie ontogenetiche (che derivano da particolari condizioni di sviluppo del soggetto, ad esempio un ambiente privo di stimoli, il distacco precoce da madre e fratelli, la mancanza di cure materne ecc.).
Se il soggetto presenta più fobie ontogenetiche, allora si tratta di sindrome da privazione sensoriale => il cane ha trascorso il suo periodo di sviluppo (in particolare l’arco di tempo compreso tra il secondo e il terzo mese di vita, chiamato appunto periodo sensibile) in un ambiente privo di stimoli.
Ovviamente anche le caratteristiche caratteriali soggettive influenzano la possibilità di sviluppo di eventuali fobie. A tal proposito occorre considerare che il cane domestico è selezionato dall’uomo al fine di renderlo il più collaborativo possibile con il proprietario, pertanto la tendenza alla sottomissione è spesso valutata come una caratteristica positiva, la conseguenza logica è che circolano sempre più soggetti emotivamente deboli (vengono spesso commercializzati soggetti inclini a fobie anche a causa degli scarsi controlli negli allevamenti e in molte circostanze di vendita, come nel caso dei negozi di animali che vendono cuccioli).
Quando le fobie compaiono all’improvviso, è consigliabile valutare un eventuale ipotiroidismo.
Altro elemento che spesso crea fobie e atteggiamenti timorosi è la decadenza sensoriale (vista e udito), che si presenta soprattutto nei cani anziani.
Attenzione che in alcuni casi potrebbe trattarsi semplicemente di pseudofobia derivante da un problema gerarchico all’interno del branco familiare (l’obiettivo del cane è quello di ricercare e ottenere attenzioni da parte del proprietario).
La fobia è classificabile anche in base al suo grado di sviluppo e gravità in:
fobia semplice (ci troviamo al primo stadio, quello meno grave): gli stimoli scatenanti la paura sono ben definiti (ad esempio temporali, cassonetti, macchine, spari, ecc.) e il cane riesce ancora a mettere in atto strategie di evitamento (strategie volte a sottrarsi alla pressione dello stimolo). Tale forma di fobia può successivamente svilupparsi in tre differenti modi: guarigione spontanea (se il cane è esposto di frequente allo stimolo scatenante in modo da abituarsi ad esso e a desensibilizzarsi in modo spontaneo); strumentalizzazione (la reazione allo stimolo diventa un meccanismo automatico che non coinvolge più le emozioni, un esempio di tale sviluppo è l’aggressione strumentale nelle fobie sociali); generalizzazione (si tratta dell’aggravamento dello stato fobico e si basa sull’anticipazione dello stimolo, il cane manifesta risposte di paura anche verso gli stimoli che anticipano quello originariamente scatenante. Si potrebbe arrivare al punto in cui diventa scatenante direttamente il contesto e quindi si crea un’ulteriore anticipazione. In questo caso la fobia semplice evolve verso la fobia complessa, cioè allo stadio 2). I sintomi della fobia semplice sono: tremori, pupille dilatate, eliminazioni, tachicardia e tachipnea (aumento del battito cardiaco e aumento della frequenza respiratoria), ipervigilanza (spesso l’ipervigilanza è considerata un lato positivo per i proprietari che gratificano il “fare la guardia” del cane, tuttavia non si rendono conto del problema e del malessere sottostante), fuga ed indietreggiamenti, coda tra le gambe, aggressività da paura, immobilità;
Fobia complessa (generalizzata), stadio 2: in questo caso il cane manifesta reazioni di paura e mette in atto strategie di evitamento verso qualsiasi stimolo (cioè verso il contesto nel suo complesso) quando si trova fuori dalle proprie zone di confort (cuccia, casa). Non è identificabile lo stimolo scatenante originario. Tale stadio evolve verso lo stato ansioso. I sintomi della fobia complessa (generalizzata) comprendono quelli della fobia semplice più: eccessiva salivazione, eventuale colite e/o vomito, aggressività da irritazione, dispepsia (difficoltà di digestione);
Fobia preansiosa, stadio 3: in questo caso la reazione di paura è permanente e si associa ad uno stato ansioso. I sintomi di questo stadio possono presentare fuga ed inibizione contemporaneamente e inoltre possono comparire comportamenti di sostituzione (che aiutano il cane a scaricare l’ansia, ad esempio l’eccessivo leccamento delle zampe, mangiarsi la coda, strapparsi il pelo ecc.).
Quando lo stimolo scatenante la fobia è un umano, o un altro cane, si parla di fobia sociale, che quindi può essere interspecifica o intraspecifica.
Anche la fobia sociale segue le regole e le classificazioni generali delle altre fobie (può essere post traumatica od ontogenetica; semplice, complessa o preansiosa).
In caso di fobia sociale semplice, il cane manifesta atteggiamenti timorosi nei confronti di categorie specifiche di umani (bambini, anziani, uomini, donne, persone con il cappello, eccetera) o cani (cani di taglia piccola, di taglia grande, di una determinata razza, di un determinato colore, eccetera) facilmente identificabili.
In caso di fobia sociale generalizzata il cane manifesta paura nei confronti di umani e/o cani in modo indistinto, non è identificabile una categoria particolare scatenante.
Nelle fobie sociali si assiste più frequentemente ad aggressioni da paura/irritazione e alla loro strumentalizzazione in quanto lo stimolo scatenante, che può essere un cane o un umano, spesso non comprende (in questo caso quasi esclusivamente l’umano) o non rispetta (sia umano che cane) le strategie di evitamento del cane, insistendo nell’interazione e mettendolo alle strette, così non gli resta che andare in autodifesa e aggredire.
La cosa più difficile e importante nel valutare le fobie è capire se è presente uno stato ansioso sottostante.
TRATTAMENTO
In caso di fobia semplice, se il proprietario è disposto a mettere in atto tutte le indicazioni fornitegli e ad impegnarsi con costanza nel percorso rieducativo, la prognosi è generalmente favorevole.
In caso di fobia complessa (generalizzata), visto il suo essere estremamente invalidante per il cane, la prognosi è riservata in quanto la terapia comportamentale è difficile da attuare.
Se si tratta di fobia sociale, nel programmare un adeguato percorso rieducativo è indispensabile valutare la pericolosità del cane.
In base alle caratteristiche caratteriali del cane, alla situazione familiare, alla gravità della patologia comportamentale e ad altri fattori, si può procedere ad attuare un trattamento utilizzando strumenti diversi:
Desensibilizzazione: in una prima fase si insegna al cane a svolgere semplici comandi (seduto - resta, terra - resta) e a restare calmo in assenza di stimoli e, una volta raggiunto tale obiettivo, si inizia ad inserire gradualmente lo stimolo scatenante. L’inserimento deve essere graduale e controllato e non deve mai arrivare a scatenare la reazione del cane (se capita significa che occorre fare un passo indietro, in quanto il cane non si era ancora abituato al livello di pressione precedente dello stimolo). L’insegnare al cane a stare calmo comporta uno sforzo emotivo anche da parte del proprietario, che deve essere a sua volta tranquillo per riuscire a trasmettere serenità e calma al cane;
Controcondizionamento: appena il cane si accorge dello stimolo (e magari dà i primi segnali di paura) occorre distrarlo. Nel caso delle fobie non va usata una punizione distraente, anzi, le punizioni vanno abolite, perciò occorre armarsi di strumenti alternativi per attirare l’attenzione del cane (premio molto attrattivo, che dipende dalle preferenze del cane: per esempio un würstel di pollo, oppure un gioco particolare ecc.). Ovviamente occorre richiamare l’attenzione del cane subito, appena si accorge dello stimolo, o al primo segnale di paura, perché se il cane entra in ansia per la paura, non si riesce a procedere con il controcondizionamento in modo efficace. Usare una cavezza potrebbe essere utile per riuscire ad attirare l’attenzione del cane in modo tempestivo e gentile. Una volta ottenuto lo sguardo del cane, gli si propone un comportamento alternativo alla paura (ad esempio un seduto) e lo si premia. Il cane imparerà, gradualmente, in presenza dello stimolo, a tenere il comportamento alternativo che gli abbiamo insegnato;
Immersione controllata (flooding): si tratta di una tecnica considerata spesso non molto etica e, se usata in modo improprio (su soggetti sbagliati o in modo errato) è molto pericolosa e rischia di peggiorare la situazione). Consiste nell’esporre il cane allo stimolo scatenante, ad una intensità sufficiente a scatenare la reazione ma ad un livello tale da non mandare in panico il cane. Lo stimolo verrà tolto solo quando il cane si sarà calmato e avrà estinto i sintomi di paura almeno del 50%. Eliminare lo stimolo prima di aver raggiunto l’obiettivo peggiorerà la fobia. Inoltre, non tutti i soggetti sono caratterialmente ed emotivamente in grado di sopportare un evento simile. Quindi attenzione a come viene usata e su che soggetto. Questa tecnica viene utilizzata molto spesso per trattare le fobie dei rumori;
Imitazione: in alcuni casi si può utilizzare un altro cane equilibrato, che non presenta paura di fronte allo stimolo da trattare, che fungerà da terapeuta per il soggetto fobico, che imparerà a stare calmo imparando per imitazione dall’altro cane.
A prescindere dalla tecnica rieducativa che si deciderà di utilizzare, in ogni caso occorre prima di tutto ricostruire delle solide e corrette gerarchie all’interno del branco familiare (questo deresponsabilizzerà il cane, lo renderà deferente nei nostri confronti e quindi più propenso a collaborare con noi nell’attuare il percorso rieducativo e ridurrà la sua ansia) attraverso la regressione sociale guidata.
In caso di fobie sociali, è fondamentare valutare e contenere la rischiosità del cane, questo ridurrà anche la paura e l’ansia dei proprietari che, ricordiamo, viene trasmessa al cane. A tal fine può risultare utile utilizzare una museruola o una cavezza.
Per risolvere il problema è fondamentale il lavoro dei proprietari.
Una delle prime cose che i proprietari devono assolutamente fare, perché la terapia dia i suoi frutti, è interrompere i rinforzi all’atteggiamento timoroso.
I comportamenti tenuti dai proprietari che creano e/o alimentano la fobia del cane sono:
l’anticipazione del comportamento indesiderato, per esempio mettendo in tensione il guinzaglio in presenza dello stimolo scatenante (questo trasmette ansia e paura al cane);
evitamento dello stimolo scatenante prendendo il cane in braccio o portandolo fuori solo quando si è sicuri dell’assenza dello stimolo critico (questo atteggiamento non permette l’abituazione del cane allo stimolo);
consolamento (premio): consolare il cane con qualsiasi tipo di attenzione durante le sue manifestazioni di paura (per esempio parlandogli, guardandolo, accarezzandolo o comunque cambiando atteggiamento di fronte alla sua paura) è percepito dal cane come una ricompensa, una conferma dell’adeguatezza del sua atteggiamento timoroso. La cosa corretta da fare è l’esatto contrario, cioè ignorare TOTALMENTE il cane fin che dimostra paura (per esempio continuando la passeggiata o quello che si stava facendo prima della manifestazione timorosa senza dare attenzioni al cane), questo gli trasmetterà l’inadeguatezza della sua paura e gli farà capire che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il proprietario potrebbe, nel caso in cui fosse a conoscenza in anticipo dell’arrivo dello stimolo scatenante, distrarre il cane facendolo lavorare/giocare, ma se poi mostra paura lo stesso, va ignorato;
In caso di fobie sociali, il tirare via il cane o l’allontanamento timoroso dello stimolo, soprattutto in presenza di aggressività da paura, genera la strumentalizzazione dell’aggressione: il cane ottiene l’allontanamento dallo stimolo attraverso il comportamento aggressivo perciò imparerà a manifestarlo con più frequenza e maggiore intensità.
Durante il percorso riabilitativo occorre non sottoporre il cane allo stimolo scatenante (pena l’inefficacia dell’intera terapia) ed abolire le punizioni (soprattutto in caso di stato ansioso sottostante e fobia generalizzata).
L’intervento precoce riduce l’apprendimento e la strumentalizzazione e rende la prognosi più favorevole.
L’utilizzo della cavezza può aiutare a interrompere e intervenire tempestivamente nei comportamenti indesiderati.
In presenza di ansia, i farmaci anti-ansia che intervengono sui neurotrasmettitori possono essere di grande aiuto.
Altri strumenti complementari che potrebbe supportare la terapia comportamentale, riducendo l'ansia del cane, potrebbero essere le bende contenitive o il più recente gilet thundershirt, entrambi utilizzati nel TTouch.
Anche l'uso del collare a rilascio di feromoni (Adaptil) può essere un valido aiuto per facilitare la terapia. In alternativa, o in aggiunta, si può considerare anche il ricorso al Rescue Remedy (fiori di Bach).
Ci tengo a sottolineare l’importanza della prevenzione:
eliminare dalla riproduzione le cagne che soffrono di fobia sociale (in modo da evitare l’apprendimento per imitazione dei cuccioli);
Far fare una corretta e ampia socializzazione a più stimoli possibili (umani, puppy class con altri cuccioli, rumori, strade, temporale, eccetera) nel periodo sensibile (dai 2 ai 3 mesi di vita del cane). Spesso i veterinari, con la scusa del richiamo del primo vaccino, impongono regole eccessivamente ferree ai proprietari, che, se seguite alla lettera, provocano gravissimi danni allo sviluppo del cane, con conseguente manifestazione di problemi comportamentali futuri. Con questo non voglio sminuire o non considerare i rischi sanitari, ma consigliare di trovare un giusto compromesso tra i rischi sanitari e la NECESSITÀ di socializzazione del cane in quel periodo;
Instaurare da subito corrette gerarchie e una corretta comunicazione con il cane;
Non far subire al cane traumi esponendolo a stimoli troppo intensi e fastidiosi.
SARA BORDERSTYLE
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