LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #20 LA MONTA
- Sara BorderStyle
- 26 lug 2018
- Tempo di lettura: 7 min

DI COSA SI TRATTA
Monta e masturbazione sono comportamenti assolutamente normali e naturali nel cane, sia a scopo sessuale che sociale (i cuccioli iniziano a montarsi per gioco e per testare tale tipo di comportamento), tuttavia, in alcune circostanze, possono svilupparsi e manifestarsi in modo patologico.
Per analizzare le cause sottostanti al comportamento di monta, sia in un contesto di normalità che in un contesto patologico, dobbiamo distinguere la monta interspecifica e intraspecifica dalla monta verso oggetti.
1) Monta interspecifica o intraspecifica
Il significato maggiormente attribuito alla monta tra cani è quello sessuale, tuttavia, le motivazioni sottostanti possono essere anche altre.
Il cane potrebbe manifestare monta gerarchica, cioè per dominanza, sia verso altri conspecifici che verso altre speci, in particolare l’umano.
Il cane che si sente gerarchicamente superiore, infatti, lo dimostra anche attraverso la monta del subordinato, inoltre, tale comportamento può essere messo in atto anche quando l’animale cerca di capire qual’è il suo ruolo all’interno del branco e quindi non ha ancora ben chiara la struttura gerarchica del gruppo sociale.
Quando la monta per dominanza avviene tra cani, se questi ultimi sono equilibrati, la risposta etologicamente corretta può essere la sottomissione del soggetto che subisce la monta (che quindi accetta e manifesta la propria inferiorità gerarchica), oppure la sua non accettazione (il soggetto montato non accetta di sottomettersi e rivendica uno status più elevato rispetto all’altro soggetto). Nel secondo caso, iniziano tutta una serie di comportamenti volti a consolidare la posizione gerarchica dei soggetti coinvolti.
Se i soggetti non sono equilibrati, e, in particolare, non hanno un corretto rapporto con la monta, il comportamento patologico potrebbe portare alla rissa.
Se durante il periodo di imprinting (fino ai 5 mesi di vita) il cane entra in contatto sempre con i soliti cani (magari i fratelli), i quali sistematicamente si sottomettono a lui, che risulta il più alto, gerarchicamente parlando, della cucciolata, egli adotterà lo stesso comportamento anche in futuro con cani estranei al suo branco e si aspetterà la stessa risposta comportamentale che ha sempre ricevuto, cioè la loro sottomissione. Non concepisce la non accettazione della monta e quindi la non conferma della sua superiorità gerarchica, pertanto quando incontrerà un cane che non si sottometterà, la zuffa potrebbe esasperarsi e diventare pericolosa.
La stessa conseguenza potrebbe nascere anche da una mancata corretta ed efficiente socializzazione (sia da parte dell’allevatore che del proprietario), sempre durante i primi mesi di vita del cane (spesso a causa della segregazione del cane fino alla fine dei vaccini): il cane sperimenta la monta per gioco con i fratelli e poi, una volta entrato nella nuova famiglia, viene isolato dai conspecifici (fino alla fine dei vaccini) per rientrarci in un periodo in cui la monta inizia ad essere utilizzata anche a scopo gerarchico, perciò le risposte attese saranno errate e questo potrebbe portare a risse anche pericolose.
La monta patologica intraspecifica può inoltre scaturire dalla cessione precoce del cucciolo (che quindi non fa in tempo ad imparare a comunicare nel modo corretto con i conspecifici grazie agli insegnamenti della madre e all’interazione con i fratelli), da un mancato controllo della situazione sociale da parte dell’allevatore, ma anche da un inadeguato intervento costante da parte dei proprietari che, impedendo la monta tra cani, non permettono loro di imparare ad usare e interpretare tale comportamento (che tuttavia è proprio della specie e perciò verrà messo in atto nonostante i rimproveri e gli arresti da parte dei proprietari, che quindi in questo modo creano solo incomprensioni e problemi comportamentali).
Per quanto riguarda le possibili cause sottostanti la monta interspecifica, in particolare verso gli umani, si ripresenta, tra le altre, l’adozione precoce: il cane sperimenterà i comportamenti propri della sua specie, compresa la monta, con chi gli sta vicino nei primi mesi di vita e per tutto il periodo dell’imprinting, perciò, se anziché rimanere a contatto con madre e fratelli, viene ceduto anticipatamente ai nuovi proprietari, egli manifesterà verso di loro i comportamenti istintivi di specie per imparare ad usarli e studiarne le risposte ottenute (in caso di cessione precoce, è compito del proprietario dare al cane le giuste indicazioni di specie). Se durante le prime manifestazioni di monta, i proprietari, divertiti, incentivano e premiano, anche inconsapevolmente, tale comportamento, esso verrà appreso dal cane e riproposto anche una volta raggiunta l’età adulta (il cane potrebbe interpretare il comportamento e la risposta da parte dei proprietari come un modo di interagire, divertirsi e giocare insieme, oltre che di ricevere attenzioni).
Altra causa scatenante la monta verso gli umani, può essere legata ad un rapporto morboso tra cane e proprietario (questo si instaura spesso quando il proprietario sostituisce la socialità e gli affetti umani con il cane). In questo caso si può assistere a monta, verso il proprietario, di tipo sessuale (in quanto il rapporto morboso fa sì che il binomio viva una relazione in simbiosi e il cane percepisca l’umano anche come partner sessuale), possessivo (il cane va in difesa della propria risorsa chiave, cioè il proprietario, ogniqualvolta saranno presenti degli estranei al proprio branco), gerarchico (quando il cane da un lato si sente gerarchicamente superiore al proprietario, o comunque non ha chiaro il suo ruolo all’interno del branco familiare, e dall’altro non ha assunto consapevolezza della corretta comunicazione interspecifica => tale forma di comportamento potrebbe sfociare in una possibile aggressione), per ricerca di attenzioni e/o per gioco (quando il proprietario premia e accetta il comportamento, anche inconsapevolmente).
In tutti i casi citati, diversi dalla monta sessuale, l’interesse del cane è sulla reazione del destinatario del suo messaggio, non su un eventuale piacere provato (ad esempio nella monta gerarchica il cane osserva e impara dalla reazione del proprietario montato, mentre nella monta possessiva è interessato alla reazione degli estranei al branco).
In genere, a parte in particolari casi in cui si concatenano isolamento precise dai conspecifici e rapporto morboso con il proprietario, la monta sessuale verso l’umano è sempre incentivata da un qualche comportamento, anche inconsapevole, del proprietario (ad esempio la gamba che si muove e provoca/stimola il cane).
2) Monta verso oggetti (inanimati)
Questa manifestazione appartiene quasi sempre solo ai maschi, è generalmente di tipo sessuale e l’oggetto preso di mira dal cane per la monta può facilmente diventare un’ossessione per l’animale, che lo cerca di continuo e lo monta ogniqualvolta gli è accessibile.
Ricordiamo che la monta sessuale, per il cane intero (non castrato), non è semplicemente un atto che gli provoca piacere fine a se stesso, ma è anche il suo modo di portare avanti la specie, pertanto, se non riesce a sfogare tale necessità nonostante la percezione della presenza di cagne in calore o nonostante l’eventuale rapporto morboso con il proprietario (che manca solo dell’atto sessuale), potrebbe scaricare la monta su un oggetto (cuscino, pupazzo, ecc.).
La monta verso gli oggetti, quindi, è spesso sintomo di frustrazione data dall’impossibilità di accoppiamento, e questo va ad inficiare sull’equilibrio psicofisico ed emotivo del cane (questo, insieme ad altri motivi di carattere sanitario, come ad esempio la prevenzione di tumori alla prostata, e altri motivi legati alla rieducazione e alla sfera comportamentale del cane, influenzata anche dagli sbalzi ormonali, è uno dei motivi per cui se non si ha intenzione di riprodurre il cane, è consigliato castrarlo).
Ultimo appunto riguarda il fatto che, sia che si tratti di monta patologica intraspecifica e/o interspecifica, sia verso oggetti inanimati, essa provoca e allo stesso tempo può anche essere causata da uno stato ansioso sottostante.
TRATTAMENTO
Il trattamento della patologia comportamentale, come sempre, varia in base alla causa scatenante il comportamento indesiderato.
Se la causa è legata ad errori e/o mancanze durante la fase di imprinting (primi 5 mesi di vita del cane), essendo che il cane ha difficoltà ad interpretare e mettere in atto in modo etologicamente coerente la monta, per limitare i rischi, generalmente si procede con soluzioni contenitive (si evita che il cane possa mettere in atto il comportamento, non solo evitando le situazioni a rischio, ma anche distraendo il cane con attività e comportamenti alternativi (esempio gioco) non appena inizia la sequenza comportamentale). Tuttavia, una valida terapia comportamentale potrebbe essere anche quella di procedere con una graduale socializzazione con cani equilibrati (o cani tutor), ma ovviamente dipende dal cane e dalla situazione.
Se il problema è scatenato da una relazionale anormale e/o morbosa con il proprietario, occorre attuare una Regressione Sociale Guidata per insegnare al proprietario come gestire in modo corretto il cane e le risorse e come interagire correttamente con l’animale, al fine di costruire delle corrette e solide gerarchie, di attribuire al cane il suo giusto ruolo all’interno del branco e di creare un corretto e sano rapporto cane-proprietario.
Attenzione perché in caso di monta gerarchica, è necessario, in concomitanza alla terapia appena descritta, fintanto che il problema non sarà risolto, valutare con attenzione la reazione da suggerire al proprietario in caso di monta, in quanto un contrasto deciso potrebbe essere interpretato dal cane come una sfida e mettere a rischio il proprietario.
Di conseguenza o si procede con degli strumenti contenutivi da utilizzare durante tutta la terapia (museruola o cavezza), in modo che il proprietario possa opporsi riuscendo a controllare l’eventuale risposta aggressiva del cane, oppure si può suggerire di non opporsi in modo drastico ma di evitare il comportamento del cane distraendolo con attività e comportamenti alternativi (ad esempio il gioco) non appena il cane inizia la sequenza comportamentale o da segni di voler montare (in questo caso occorre molta attenzione e osservazione da parte del proprietario).
Nel caso in cui la monta avesse come scopo la ricerca di attenzioni, occorre procedere con la terapia classica che si usa per trattare tale tipo di problema comportamentale: occorre evitare la monta, o comunque slegarsi dal cane, e ignorarlo, per considerarlo e premiarlo solo quando si sarà allontanato e non chiederà più la nostra considerazione (attenzione perché ignorare il cane significa: non premiarlo, non sgridarlo, non guardarlo, non parlargli e non considerarlo in nessun modo). In parallelo a tale modo di affrontare le monte, che sono il mezzo e non lo scopo del cane, si va a sistemare la relazione cane-proprietario e si insegna al proprietario a dare le giuste attenzioni al cane (sia in termini di quantità e qualità, che in termini di tempistiche, cioè quando è giusto dare attenzioni al cane, quando no, e come bisogna farlo perché il rapporto diventi sano) al fine di disincentivare la necessità di chiedere attenzioni in modo sbagliato, cioè tramite la monta.
La “terapia della distrazione”, quindi, può essere utilizzata in qualsiasi caso di monta (tranne nel caso di monta per ricerca di attenzioni), qualunque sia la causa sottostante, al fine di dare uno strumento al proprietario che gli permetta di affrontare le monte e in concomitanza si lavora sulla causa che scatena il comportamento.
È importante spiegare al proprietario l’importanza della prevenzione, al fine di evitare l’insorgere di tale problema: il proprietario non deve mai accettare la monta del cucciolo, nemmeno per gioco.
Nel caso in cui la masturbazione/monta venisse attuata a causa di uno stato ansioso sottostante, sarà necessario, insieme alla terapia della distrazione, curare il problema dell’ansia.
Attenzione perché, ai fini dell’efficacia della terapia, bisogna considerare tale aspetto anche negli altri casi: l’ansia va trattata e tenuta sotto controllo anche qualora fosse una conseguenza e non una causa.
SARA BORDERSTYLE
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