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LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #19 COPROFAGIA (INGERIMENTO FECI)

  • Sara BorderStyle
  • 17 lug 2018
  • Tempo di lettura: 8 min

DI COSA SI TRATTA

Per coprofagia si intende l’ingerimento da parte del cane di feci proprie o altrui.

Le feci ingerite, infatti, possono essere le proprie, quelle di altri conspecifici o addirittura quelle di altre specie animali (compreso l’umano).

Questo comportamento è considerato normale se messo in atto dalle cagne nei confronti dei cuccioli: si tratta di un modo per prendersi cura di loro e tenere pulita la cuccia.

La coprofagia può manifestarsi, per diversi possibili motivi, anche nei cuccioli e sparire da sola con la crescita, tuttavia, può anche permanere nel tempo e diventare patologica.

Le cause sottostanti a tale tipo di comportamento possono essere molteplici:

  • carenze alimentari: a volte il cane (cucciolo o adulto che sia) potrebbe seguire una dieta che risulta per lui carente o dalla quale non riesce ad assimilare le necessarie sostanze nutritive. In questi casi, il cane potrebbe integrare ciò che gli manca attraverso l’ingerimento di feci proprie o altrui (infatti le feci sono proprio scarti di alimenti non digeriti/assorbiti);

  • patologie fisiche: alcune patologie gastroenteriche possono far sì che il cane non riesca ad assimilare le sostanze nutritive che gli servono e le vada ad integrare con le feci;

  • scorretta educazione eliminatoria: spesso il cane fa sparire le feci perché ha subito una scorretta educazione eliminatoria. Per esempio, potrebbe essere che l’animale sia stato sgridato, mentre defecava in casa, in modo eccessivo e prolungato nonostante la sua sottomissione, magari utilizzando punizioni fisiche o addirittura mettendo il suo muso dentro le deiezioni (solita credenza popolare deleteria). La conseguenza è che il cane potrebbe associare l’eliminare in presenza del proprietario alla punizione, pertanto non eliminerà più in sua presenza ma farà i bisogni solo in sua assenza, o mentre non vede (e quindi principalmente in casa), e successivamente cercherà di rimuovere le tracce bevendo la pipì e mangiando le feci;

  • noia: il cane annoiato, che non ha la possibilità di sfogare le proprie energie fisiche e mentali con attività insieme al proprietario, potrebbe iniziare ad essere coprofago;

  • ansia e, in particolare, ansia da separazione: il cane potrebbe eliminare in modo inappropriato e poi mangiare le deiezioni a causa di uno stato ansioso sottostante (per esempio in caso di ansia da separazione). Il problema si accentua se all’ansia si associa una scorretta educazione eliminatoria;

  • imitazione: in presenza di più cani, alcuni dei quali coprofagi, anche gli altri potrebbero tendere a tale comportamento per imitazione;

  • ricerca di attenzioni: come per la noia, il cane che non ha modo di interagire e aver contatto con il proprietario in modo sufficiente, o che ha instaurato un rapporto scorretto con lui (per esempio un rapporto basato su attenzioni costituite principalmente da punizioni e sgridate) potrebbe mettere in atto tale tripodi comportamento per attirare l’attenzione del proprietario (la punizione è l’attenzione ricercata da cane e funge quindi da rinforzo);

  • sottomissione: in alcuni casi, all’interno di un branco numeroso, il cane subordinato potrebbe mangiare le feci del cane gerarchicamente superiore per dimostrare la sua sottomissione;

  • ricerca di nuovi alimenti/curiosità: la cacca spesso attira il cane perché ha un diverso odore e gusto rispetto al suo cibo solito. In particolare, le feci di cavallo, gatto e umano sono le più appetibili e “gustose” per il cane, che potrebbe ricercarle e mangiarle proprio perché gli piacciono. Alternativamente, la cacca potrebbe attirare il cane, più frequentemente il cucciolo, per mera curiosità e scoperta. Le cacche di animali con parassiti sono più gustose e attrattive per i cani (infatti la coprofagia porta con sé il rischio di andare incontro proprio a parassitosi).

 

TRATTAMENTO

Non esiste, come per qualsiasi problema comportamentale, un’unica terapia da mettere in atto in qualsiasi circostanza, ma, il trattamento, varierà in base alla causa sottostante al problema.

Se l’atto è manifestato da un cucciolo, in genere il comportamento si estingue da solo con il passare del tempo.

Nel caso in cui la causa sia legata a carenze alimentari o a patologie fisiche che limitano l’assorbimento delle sostanze nutritive da parte del cane, che quindi integra mangiando le feci, è opportuno rivolgersi ad un veterinario. In determinati casi un veterinario nutrizionista potrebbe consigliare il proprietario al meglio. Fintanto che il comportamento indesiderato non si sarà estinto grazie alla correzione della dieta, si può intervenire, al fine di correggere l’atto di mangiare le feci, tenendo sempre sotto controllo il cane, tenendo i luoghi puliti, e non lasciandogli accesso a feci di nessun genere, mettendogli eventualmente una museruola (ovviamente abituando il cane gradualmente ad indossarla) nei momenti in cui non è possibile controllarlo e tenersi sempre pronti ad agire sul fatto attraverso il controcondizionamento con distrazione: appena il cane finisce di defecare, occorre distrarlo con un rumore particolare e/o forte (per esempio un battito di mani, un fischio ecc.), richiamarlo a noi appena rivolge la sua attenzione nei nostri confronti, premiarlo con un bocconcino iper-appetitoso (la scelta del premio dipende dalle preferenze del cane, di solito si usa il würstel di pollo, che tende a mettere d’accordo tutti), farlo allontanare dal luogo in cui ha eliminato e successivamente pulire le feci facendo in modo che il cane non si avvicini e non assista.

Le prime volte occorrerà tenere il würstel vicino al naso del cane per farlo venire da noi e dissuaderlo dal mangiare le feci (e quindi indurlo a scegliere il würstel anziché le feci), mentre dalle volte seguenti avrà capito e si potrà agire a maggior distanza.

Nel caso in cui l’atto da correggere sia l’ingerimento di feci proprie, quindi, si agisce nel modo descritto, utilizzando come distrazione un rumore o un qualche evento altamente distraente per il cane, ma non si ricorre alla punizione distraente (questo per evitare di sostituire un problema ad un altro, instaurando errate associazioni al cane, come quella di associare il defecare alla punizione => il cane potrebbe smettere di eliminare in presenza del proprietario per evitare la punizione e ingerire le feci per farle sparire e non essere punito, quindi, anziché risolvere il problema, esso viene accentuato).

Se invece si tratta di correggere l’atto di ingerire feci altrui, la distrazione per operare il controcondizionamento (a meno che non ci sia anche un correlato stato ansioso di base, in quanto se così fosse le punizioni andrebbero abolite, altrimenti crescerebbero il livello d’ansia nel cane) consisterà nella punizione, quindi gridare al cane un secco NO e richiamarlo a noi per farlo allontanare dalle feci e premiarlo con il bocconcino iper-appetitoso (per poi pulire le feci in un momento successivo in cui il cane non sarà presente).

Lo scopo è quello di controcondizionare il cane: imparerà a non mangiare le feci (proprie o altrui) ma anzi correrà da noi per ricevere la ricompensa, che ovviamente, per rendere efficace il lavoro svolto, deve essere più attraente rispetto alle feci.

Nel caso in cui il problema derivi da una scorretta educazione eliminatoria, il cane ingerisce le feci proprie e sarà necessario correggere gli errori fatti ripristinando, con il corretto metodo educativo, le abitudini eliminatorie (per questo rimando al mio articolo sui disturbi eliminatori) e ricostruendo la fiducia del cane verso il proprietario (con le dovute regole di sana gestione del cane e delle risorse e con molto lavoro, obbedienza e gioco).

Fintanto che si procede con la risoluzione del problema scatenante il comportamento indesiderato (e cioè l’educazione eliminatoria), si può intervenire per correggere l’atto di mangiare le feci tenendo sempre sotto controllo il cane, mettendo eventualmente una museruola (ovviamente abituando il cane gradualmente ad indossarla) nei momenti in cui non è possibile controllarlo e tenersi sempre pronti ad agire sul fatto attraverso il controcondizionamento con distrazione, che abbiamo già spiegato poc’anzi (la distrazione, in questo caso, NON deve essere una punizione, altrimenti il comportamento di far sparire le feci mangiandole verrebbe accentuato e non eliminato).

Se la causa scatenante è la noia, generalmente l’ingerimento riguarda feci proprie e sarà opportuno organizzare la giornata in modo da interagire maggiormente con il cane, impegnandolo in attività collaborative che lo stimolino sia mentalmente che fisicamente (un cane stanco, sia mentalmente che fisicamente, è un cane felice e non annoiato).

Anche in questo caso, fintanto che il comportamento indesiderato non si estinguerà, occorrerà procedere tenendo sempre sotto controllo il cane, mettendo una museruola quando non è possibile sorvegliarlo e procedendo con il controcondizionamento con distrazione (stavolta la distrazione potrebbe consistere in rumori o altri eventi distraenti ma anche in una punizione, dipende dallo stato emotivo del cane, dalle sue risposte e dalla situazione).

In presenza di ansia da separazione, le feci ingerite sono le proprie e l’atto viene svolto in nostra assenza, perciò non abbiamo modo di correggerlo (MAI punire il cane al nostro rientro in casa).

Occorre mettere in atto il protocollo tipico per risolvere appunto l’ansia da separazione, ricorrendo rigorosamente all’utilizzo del kennel (per questo rimando all’articolo in cui tratto l’ansia da separazione).

Se il cane agisce in modo coprofago per imitazione, ovviamente occorre procedere a risolvere il problema del cane che presentava il disturbo in modo indipendente fin dal principio, affidandosi ad una terapia consona alla motivazione che lo spinge in tal senso.

Anche in questo caso, per agire sul cane che che imita, fintanto che non si risolve il problema del cane imitato, si ricorre al controcondizionamento con distrazione e quest’ultima può essere o meno una punizione in base allo stato emotivo del cane e alla situazione.

Se il comportamento indesiderato dipende dalla ricerca di attenzioni, occorre ristabilire delle corrette regole di gestione del cane e delle interazioni con lui, dandogli le giuste dosi di attenzioni e interazioni (attraverso lavoro, obbedienza, gioco e coccole) solo nei momenti in cui è tranquillo e non ricerca attenzioni ed ignorandolo quando invece pretende la nostra considerazione.

In sostanza, occorre ricostruire da zero le abitudini e il rapporto cane-proprietario, trovando le giuste chiavi e i giusti e necessari tempi di interazione con lui.

Nel frattempo si può procedere con il controcondizionamento, tuttavia non bisogna dare eccessive attenzioni al cane (sgridarlo sarebbe quindi sbagliato), perciò bisogna ricorrere ad una distrazione esterna (es rumore ecc.), richiamare il cane a noi, premiarlo con un bocconcino appetitoso e farlo allontanare dalle feci (che puliremo in sua assenza), senza tuttavia dargli eccessive attenzioni.

Alternare il controcondizionamento a momenti in cui gli si tiene la museruola è utile per procedere con il percorso di indifferenza verso il cane nei momenti in cui chiede attenzioni, quindi compreso il momento in cui defeca (attuare sempre il controcondizionamento, sicuramente fa sì che il cane anziché mangiare le deiezioni venga verso di noi per ottenere la ricompensa e quindi le nostre attenzioni, quindi il sintomo da eliminare venga estinto, tuttavia, è anche importante agire sulla causa sottostante e proseguire con costanza il percorso che prevede l’indifferenza verso le richieste di attenzione del cane e quindi abituarlo a non ricevere attenzioni sistematicamente nemmeno quando defeca (in quanto è un suo modo di farsi notare).

Se la coprofagia deriva da motivi di sottomissione, piacere o curiosità, non abbiamo un problema sottostante da risolvere, pertanto, possiamo solo agire con il controcondizionamento con distrazione. Anche in questi casi, quando le feci ingerite sono le proprie la distrazione non deve consistere in una punizione, mentre, quando le feci ingerite sono altrui la distrazione sarà la punizione (a meno che non ci sia uno stato ansioso di base).

Qualunque sia la causa scatenante del problema comportamentale, finché la coprofagia non è stata risolta, in concomitanza alle terapie proposte sopra, si può anche provare a dare da mangiare al cane sostanze che rendano il gusto della cacca cattivo (per esempio glutammato monosodico) o renderlo disgustoso buttando sopra alle feci qualcosa di non gradito al cane (esempio limone) appena le fa (però con questo metodo bisogna essere veloci).

Questo potrebbe essere un valido aiuto nel portare avanti la terapia.

Ci tengo a precisare che il metodo utilizzato per correggere l’atto in sé è il controcondizionamento con distrazione (la quale non sempre è una punizione), mentre le punizioni, in particolare se fini a se stesse, sono inutili (l’ingerimento della cacca è un incentivo più forte rispetto alla dissuasione data dal “NO” del proprietario), controproducenti e spesso deleterie (in quanto, invece di risolvere il problema, spesso aggravano la situazione).

Ovvio che il cane con questo tipo di problema va monitorato h24 per essere sicuri che non metta in atto il comportamento indesiderato e, visto l’elevato rischio di presenza di parassiti nelle cacche ingerite, il cane coprofago deve essere sottoposto regolarmente a controlli medici.

Ci tengo a precisare, come sempre che, a prescindere dalla causa del problema e dalla terapia che si deciderà di adottare, la prima cosa da fare per avere gli strumenti per risolvere qualsiasi tipo di disturbo è quella di stabilire delle corrette regolette di gestione del cane e delle risorse, in modo da costruire solide gerarchie e un corretto rapporto di fiducia e collaborazione con il cane.

In assenza di tali presupposti, non è possibile intervenire in modo efficace, in nessun caso.

 

SARA BORDERSTYLE


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