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LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #16 ANSIA DA SEPARAZIONE

  • Sara BorderStyle
  • 5 lug 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

DI COSA SI TRATTA

Se dovessi definire l’ansia in termini spicci, direi che si tratta di una patologia che comporta stati emozionali irrequieti caratterizzati principalmente da agitazione, ipervigilanza e panico.

Come negli umani, anche nei cani possono manifestarsi diversi tipi di ansia (parossistica, intermittente, permanente), ma, in questo articolo, non voglio entrare troppo nel merito dell’ansia in generale, trattando quindi gli aspetti clinici della patologia, ma voglio approfondire insieme a voi quella che è la più frequente forma di ansia nei cani: la cosiddetta ansia da separazione.

Questo disturbo comportamentale scaturisce da un anormale attaccamento verso uno o più membri del branco familiare, la cui assenza risulta ingestibile per il cane.

I sintomi più frequenti (che si presentano principalmente quando il cane viene lasciato da solo) sono: eliminazioni inappropriate, vocalizzazioni e distruttività (in aggiunta a questi possono manifestarsi anche: eccessiva assunzione di acqua, eccesso di eccitazione al rientro dei proprietari in casa, tentativi di impedire l’uscita dei proprietari).

Logicamente i sintomi non devono necessariamente presentarsi tutti insieme e, per ipotizzare una diagnosi verosimile, vanno considerati in relazione al contesto.

Per esempio la presenza di eliminazioni inappropriate, potrebbe derivare dal fatto che il cane sia ancora cucciolo (e quindi non abbia ancora sviluppato la capacità di trattenere a lungo i bisogni), abbia problemi clinici da trattare, non abbia ricevuto un’adeguata educazione eliminatoria, sia presente un problema di gerarchie (in questo caso le marcature sono principalmente volte agli accessi e ai luoghi di passaggio), ecc.

Diciamo che nel caso dell’ansia da separazione, in genere le eliminazioni sono sparse ovunque e le feci tendono ad essere molli, ma, ripeto i sintomi vanno valutati tenendo conto dell’intero contesto, non fini a se stessi.

Anche vocalizzazioni e distruttività potrebbero derivare da cause diverse, per esempio il cane potrebbe fare danni per noia (in questo caso di solito il danno è localizzato perché il cane lo mette in atto lentamente, per impegnare il tempo e rilassarsi), mentre nel caso di ansia da separazione, di solito i danni sono generalizzati e palesemente attuati in preda ad uno stato di agitazione e frenesia.

Quindi, attenzione alle diagnosi.

 

TRATTAMENTO

Il percorso per risolvere, o comunque ridurre, l’ansia da separazione è lungo e graduale, ci vuole molta pazienza e costanza.

La prima cosa da fare (e questo vale per tutti i problemi comportamentali) è quella di correggere l’eventuale gestione scorretta delle risorse da parte del proprietario ed instaurare una comunicazione efficiente col cane in modo da costruire un solido rapporto e delle corrette gerarchie all’interno del branco (avere un ruolo preciso e sentirsi deresponsabilizzato ridurrà già di per sé l’ansia del cane), in sostanza si attua la regressione sociale guidata.

Fatto questo si procede attivamente sul cane, il quale ha bisogno di lavorare con il proprietario tramite obbedienza e gioco (questi due strumenti permetteranno, se utilizzati nel modo giusto, di rendere il cane deferente e rispettoso, di aiutarlo ad auto-controllarsi, a stare calmo e di stancarlo mentalmente e fisicamente in modo da renderlo soddisfatto).

Il kennel è indispensabile per il trattamento dell’ansia da separazione, pertanto, se il cane non è ancora stato abituato al suo utilizzo, in contemporanea alle due fasi precedenti (cioè alla fase di regressione sociale guidata e alla fase di creazione di corrette abitudini di obbedienza e gioco con il cane) è necessario inserire un percorso di abituazione al kennel.

 

Come abituare il cane al kennel

Per i primi tempi si lascia il kennel aperto e si premia il cane ogniqualvolta entra dentro di sua spontanea volontà (questo lavoro iniziale va fatto con costanza, quindi bisogna assicurarsi di avere sempre i bocconcini sotto mano: la ricompensa, come la punizione, deve avvenire subito, mentre il cane sta mettendo in atto il comportamento, quindi, occorre premiarlo appena entra dentro il kennel, mettendo il bocconcino dentro al kennel stesso).

Ogni tanto durante il giorno si può anche richiamare il cane e lanciargli dentro al kennel dei premietti che lui andrà a prendersi all’interno.

Altra cosa da fare è far mangiare sia i pasti che gli eventuali extra al cane dentro al kennel (tenendolo aperto per i primi periodi).

Se si dispone di un kong o qualsiasi altro strumento di intrattenimento, anch’esso va concesso al cane all’interno del kennel (sempre tenendolo aperto per il primo periodo).

In sostanza, il cane deve abituarsi ad entrare e associare il kennel ad esperienze positive, non bisogna mai traumatizzarlo, obbligarlo a star dentro da subito, eccetera, altrimenti lo assocerà a qualcosa di negativo.

Quando il cane si sarà abituato ad entrare e dormirci dentro spontaneamente (e quindi inizierà ad usarlo come cuccia, ovviamente il kennel deve essere l’unica cuccia messa a disposizione del cane e i nostri spazi saranno lui proibiti, ma questo rientra già nella fase di regressione sociale guidata), si può iniziare a chiudere la porta del kennel per qualche secondo mentre il cane è dentro, per poi premiarlo e riaprire.

Andando avanti si allungheranno i tempi di chiusura della porta (essendo un lavoro graduale, il cane non dovrebbe mai arrivare ad agitarsi e, in caso succedesse, non andrà premiato, ma, per premiarlo ed aprire la porta, si attenderà che si sia calmato).

Si arriverà al punto in cui il cane starà tranquillo chiuso in kennel e, anzi, riposerà e si rilasserà ogniqualvolta lo metterete dentro (il kennel diventa il suo momento di stop).

MAI utilizzare il kennel come punizione!

 

Una volta costruiti rapporto e gerarchie e abituato il cane all’utilizzo del kennel si può iniziare un percorso mirato di abituazione al distacco e allo stare da solo.

Il lavoro da fare è quello di cominciare a chiudere il cane nel kennel e uscire dalla stanza (il proprietario deve stare fermo fuori dalla stanza in silenzio, come se se ne fosse andato) inizialmente per pochi secondi e poi riapparire.

Occorre ignorare il cane per i 15/20 minuti prima di uscire (o prima di mettere il cane dentro al kennel) e nei 15/20 minuti successivi al rientro nella stanza (ricompensare il cane al nostro rientro, anziché ignorarlo, è una cosa rischiosa perché la ricompensa alza il livello emozionale del cane e il nostro obiettivo è proprio l’opposto, cioè quello di stabilizzare la sua ansia e i sui sbalzi emozionali quando non ci siamo, mentre ci aspetta e al nostro rientro, per cui è meglio iniziare fin da subito con il comportamento corretto, che è appunto quello di ignorare il cane, così non si dà adito agli sbalzi emozionali e si trasmette al cane il fatto che la nostra assenza e il nostro rientro sono degli eventi assolutamente normali e non degni di nota).

Passati i 15/20 minuti dal nostro rientro, quando il cane sarà calmo, possiamo aprire la porta del kennel e lasciarlo uscire.

Attenzione che NON dare attenzioni significa proprio ignorarlo, fare finta che non esista, quindi non cedere alle sue eventuali richieste di attenzione (nemmeno se piange, abbaia o urla), nemmeno con lo sguardo o le parole.

Pian piano si procede ad allungare i tempi, senza però fare andare in ansia il cane, e se capita che va in ansia, non bisogna rientrare mentre sta piangendo ma aspettare che si calmi.

Andando avanti, quando i tempi si saranno allungati sufficientemente, si potrà lasciare il cane da solo a casa per 15 minuti/30 minuti (e allungare man mano) mentre noi usciamo di casa sul serio.

Questo lavoro graduale va messo in atto con costanza anche più volte al giorno.

Altro aspetto fondamentale da tenere presente durante tutto il percorso, e anche successivamente alla risoluzione del problema, è l’importanza dell’eliminare tutta la routine che siamo abituati a far vedere/vivere al cane prima della nostra uscita (il tintinnio delle chiavi, l’indossare il giubbotto e le scarpe, il saluto prima di andare via, eccetera), in quanto questa fa nascere in lui la cosiddetta ansia anticipatoria.

Le alternative sono due: o si fa in modo che il cane non veda più i segnali che fanno nascere in lui l'ansia anticipatoria (per esempio spostando scarpe e giubbotto all'uscita e indossandoli solo una volta fuori e cose simili) oppure si desensibilizza il cane agli eventi critici.

Nel secondo caso si può, per esempio, indossare giubbino, scarpe e borsa e prendere le chiavi di casa (e quindi mettere in atto tutto quello che siamo abituati a fare prima di uscire) senza tuttavia uscire, in modo che il cane dissoci questi vostri atti alla vostra uscita. Allo stesso modo, è possibile inserire ad ogni uscita un comportamento/stimolo diverso, così il cane non riuscirà a fare associazioni. O ancora, si possono inserire stimoli abitudinari nelle giornate in cui non dobbiamo uscire, e poi riproporli quando invece dobbiamo andarcene (ad esempio fare colazione con calma).

Uno strumento che può aiutare è l’utilizzo di feromoni in diffusore da lasciare sempre attaccato alla corrente nella stanza in cui il cane rimane quando è da solo e ad essi è associabile anche il collare Adaptil (che rilascia feromoni) o eventualmente lo spray (che può essere focalizzato all'interno del Kennel).

In alternativa, o in aggiunta, si può considerare anche il ricorso al Rescue Remedy (fiori di Bach).

Nei casi di ansia più grave, si potrebbe anche pensare di ricorrere a dei farmaci psicotropi.

Un particolare che non ho citato prima in quanto dò per scontato l'utilizzo del kennel, è che, nel caso in cui si procedesse a chiudere il cane in una stanza in nostra assenza (metodo alternativo ma non efficace quanto il kennel), o momentaneamente non si disponesse del kennel, al nostro rientro in casa il cane va ignorato anche se troviamo eliminazioni o danni e MAI va sgridato, non serve a nulla, se non ad incrementare la sua ansia e ad associare il nostro ritorno a qualcosa di negativo!

Fintanto che il problema non sarà stato risolto, e quindi il cane non avrà imparato a stare calmo in nostra assenza, occorre evitare le situazioni che gli provocano ansia (si rischia di perdere il lavoro fatto e di non ottenere risultati) e quindi evitare di lasciarlo da solo in casa per tempi che non è ancora pronto a sopportare ed eventualmente ricorrere ad un dog-sitter.

 

SARA BORDERSTYLE


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