LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #4 IPERAGGRESSIONE
- Sara BorderStyle
- 16 giu 2018
- Tempo di lettura: 4 min

DI COSA SI TRATTA
L’iperaggressione si ha quando il cane mette in atto un’aggressione senza rispettare le classiche fasi della sequenza comportamentale: non esegue la fase di minaccia che permette alla vittima di evitare l’aggressione, ma passa direttamente alla fase di attacco, pertanto l’aggressione diventa imprevedibile e molto pericolosa, e inoltre il morso non è più controllato ma forte.
L’iperaggressione può essere:
primaria: presenta direttamente, senza evoluzioni graduali, attacchi improvvisi e pericolosi, con morsi incontrollati;
Secondaria: gli attacchi improvvisi e incontrollati non appaiono direttamente e senza un apparente motivo (come nella primaria), ma si tratta dell’evoluzione di una precedente forma di aggressività. In altre parole, ci sono dei tipi di aggressività che si autoalimentano in quanto il cane ottiene un premio, una gratificazione data dal risultato ottenuto semplicemente manifestando il comportamento aggressivo (ad esempio l’aggressività per la distanza, se non trattata tempestivamente, potrebbe sfociare in iperaggressione secondaria). In questi casi il cane apprende ed è motivato a ripetere l’aggressione più frequentemente, iniziando così a saltare le fasi della sequenza comportamentale e a non controllare più l’intensità dell’aggressione (morso incontrollato).
L’iperaggressione primaria testimonia una grave perturbazione nel funzionamento dell’individuo che potrebbe derivare da patologie organiche, come tumori cerebrali, disturbi endocrini o patologie comportamentali (come schizofrenia o altro).
L’iperaggressione secondaria, invece, è frutto di una perdita di capacità di adattamento che porta il cane a reagire impulsivamente senza riflettere.
Nell’iperaggressione primaria non ci sono posture caratterizzanti, mentre nell’iperaggressione secondaria le posture sono alte in quanto man mano che il cane vince i conflitti acquisisce sicurezza.
SEQUENZA COMPORTAMENTALE
Come anticipato precedentemente, sia nell’iperaggressione primaria che nell’iperaggressione secondaria, le fasi della sequenza comportamentale non sono rispettate, perciò potremmo avere un cane che attua direttamente la fase di attacco (senza passare per la fase di minaccia), o che attua simultaneamente minaccia e attacco, o addirittura che minaccia dopo aver attaccato.
La fase d’attacco è diretta, violenta e incontrollata.
Inoltre il cane potrebbe mordere ripetutamente e smettere di farlo solo una volta che si allontana la vittima, e questo perché la fase d’arresto non esiste più, in nessuna circostanza, nemmeno in caso di sottomissione da parte dell’avversario.
Non esiste nemmeno la fase refrattaria (cioè la quarta fase finale, in cui il comportamento non può ripetersi) in quanto il cane potrebbe riattaccare in qualsiasi momento, l’attacco non riduce la sua motivazione ad attaccare di nuovo, non ristabilisce il suo equilibrio emotivo (ricordiamo che ogni comportamento viene attuato per ristabilire l’equilibrio emotivo interiore che è stato sconvolto da una qualche emozione derivante da un qualche stimolo; nel caso di iperaggressione il comportamento aggressivo non riequilibra lo stato emozionale).
TRATTAMENTO
L’iperaggressione è un meccanismo automatico che non risponde più né a punizioni né a ricompense, tuttavia, può sempre essere attenuata dai farmaci psicotropi.
Di fronte a questo problema occorre, più di ogni altra forma di aggressività, fare una valutazione della rischiosità del cane, prendendo in considerazione anche l’eventualità dell’eutanasia, se necessario.
Per quanto riguarda il trattamento dell'iperaggressione primaria, considerato che essa deriva da malattie organiche, o gravi disturbi psichiatrici, generalmente, se non si decide di abbattere il cane, si procede con una terapia farmacologica e/o un disarmo (limare i denti).
Per quanto riguarda, invece, il trattamento dell'iperaggressione secondaria, essendo causata da uno sviluppo negativo estremo di un precedente problema comportamentale non trattato, anche se sarà sicuramente molto difficile da trattare, soprattutto in relazione all'accentuata pericolosità, si può comunque provare ad agire con delle terapie comportamentali.
In questi casi, data la pericolosità dell'individuo, la cosa migliore è quella di affidare il cane ad un rieducatore che metta in atto presso il proprio centro, in autonomia rispetto alla famiglia, il percorso rieducativo. Perciò il cane verrà lasciato in custodia al professionista fintanto che ha necessità di lavorarlo per riabilitarlo e solo in un secondo momento, quando il cane sarà stato rieducato, si inserirà nel progetto anche la famiglia, che deve imparare ad interagire con il cane e a gestirlo nel modo corretto.
Considerando che il lavoro, in presenza di iperaggressione secondaria, viene svolto direttamente dal rieducatore, non mi soffermerò più di tanto a descrivere le varie tipologie di terapie comportamentali che si possono adottare, mi basterà dire che, data la gravità della situazione, il da farsi dipende molto dal soggetto e dalle sue risposte.
Il professionista, durante la terapia, onde evitare errori che facciano regredire il cane, in genere sarà l'unico a poter interagire con il cane.
Un possibile modo di gestire il percorso riabilitativo, da parte del rieducatore, può essere quello di approcciare il cane sempre in totale sicurezza, cioè con una tuta antimorso addosso, e/o facendo indossare la museruola al cane (che in fasi successive potrà essere sostituita con la cavezza), in modo da non aver bisogno di scansare i colpi e indietreggiare di fronte alle aggressioni (che in taluni casi, potrebbero anche essere affrontate attraverso una vera e propria lotta fisica con il cane al fine di sottometterlo, ma l'utilità di tale atteggiamento dipende dalle motivazioni sottostanti il comportamento indesiderato), ma, anzi, potrà rimanere vicino al cane impassibile e fermo nonostante i morsi. Tale approccio ha lo scopo di far capire al cane che il suo comportamento aggressivo non gli farà più ottenere i risultati raggiunti fino a quel momento (che sono poi gli stessi che hanno portato all'evoluzione dell'aggressività in iperaggressione, cioè il fatto di vincere sempre riuscendo a far allontanare il malcapitato) e questo, nella migliore delle ipotesi, porterà all'estinzione del comportamento. Ovviamente, si andrà a manipolare il cane anche sfruttando le risorse primarie di cui ha bisogno, per esempio: ogniqualvolta il cane manifesterà un'aggressione di fronte ad una risorsa che gli sta venendo posta, quest'ultima gli verrà negata (un caso semplice è quello del cibo: se il rieducatore sta per mettere per terra la ciotola con il cibo al cane e questo lo aggredisce, l'animale salterà il pasto).
Una volta estinte le aggressioni, si può procedere a lavorare il cane per ri-educarlo nel modo corretto.
Successivamente verranno inseriti i proprietari, ai quali verrà spiegato il lavoro fatto e quello che dovranno portare avanti loro per mantenere il cane equilibrato.
La terapia comportamentale può essere facilitata e supportata anche da un'eventuale terapia farmacologica.
Purtroppo, anche nei casi di iperaggressione secondaria, il percorso rieducativo potrebbe non dare i risultati sperati e di conseguenza si prenderanno in considerazione le soluzioni viste per l'iperaggressione primaria (terapia farmacologia + disarmo o eutanasia).
Ovviamente, se il cane è recuperabile, o comunque è possibile tenerlo sotto controllo con terapie farmacologiche, ma la situazione dei proprietari non concede spazio ad un cane così problematico e/o rischioso (ad esempio in caso di presenza di bambini, proprietari anziani ecc.), si può valutare la collocazione del cane in una nuova famiglia che abbia i requisiti per gestirlo al meglio.
SARA BORDERSTYLE
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