LA RUBRICA DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI #12 AGGRESSIVITÀ PROTETTIVA
- Sara BorderStyle
- 24 giu 2018
- Tempo di lettura: 5 min

DI COSA SI TRATTA
Questo tipo di aggressività è tipicamente manifestata da un soggetto che si sente il leader (capobranco) del gruppo sociale e pertanto si assume la responsabilità di difendere e proteggere il proprio branco familiare.
Infatti, anche se l’aggressività protettiva potrebbe manifestarsi indipendentemente dall’aggressività da dominanza, più spesso si trovano associate.
Il cane, in sostanza, non permette agli estranei (soggetti esterni al suo gruppo sociale) di avvicinarsi al proprio branco (o ad un solo soggetto del proprio branco) o comunque è sempre all’erta e pronto a scattare qualora un estraneo al branco si avvicinasse o assumesse atteggiamenti percepiti dal cane come una minaccia per il proprio gruppo.
Essere vigili in presenza di estranei al gruppo sociale che non si conoscono, e agire in situazioni di reale minaccia per il proprio branco, è un comportamento che non definirei anomalo, il problema nasce nel momento in cui il cane reagisce aggressivamente senza una reale minaccia (ad esempio per un semplice tocco, un abbraccio o un tono di voce elevato) in modo eccessivo (ad esempio non si limita ad abbaiare dalla propria distanza di sicurezza ma aggredisce fisicamente l’estraneo saltandogli addosso, pizzicandolo o mordendolo), e quando non arresta la sequenza comportamentale su comando del proprietario.
In sostanza il cane problematico percepisce una minaccia per il proprietario (o per il proprio branco) quando in realtà non c’è e perciò reagisce fuori contento (e in modo eccessivo).
Siccome di solito il comportamento è messo in atto da cani dominanti e posizionati gerarchicamente in alto all’interno del branco, insieme all’aggressività protettiva spesso sono presenti intragruppo anche i tipici atteggiamenti dominanti del capobranco (il cane si comporterà da capobranco e quindi in modo dominante all’interno del branco familiare, pretendendo di gestire e controllare tutte le risorse: cibo, spazi, gioco, interazioni sociali).
Occorre descrivere, però, un caso particolare di aggressività protettiva: quella in cui il cane protegge un solo membro del proprio branco non solo verso gli estranei ma anche verso gli altri membri del branco stesso.
Mi soffermo un secondo su questo particolare caso perché gli atteggiamenti tenuti dal cane nei confronti del soggetto protetto inducono i proprietari del cane a fraintendere e a non individuare il problema di dominanza sottostante all’aggressività protettiva: il cane, infatti, nei confronti del soggetto protetto, diversamente rispetto agli altri membri del branco (con cui si dimostra dominante), non domina ma, al contrario, si manifesta rispettoso, obbediente e premuroso (non tira al guinzaglio quando esce con lui, si fa togliere gli oggetti e i giochi di bocca senza problemi, risponde subito al richiamo e dorme accanto a lui senza fare avvicinare nessuno).
Questa serie di atteggiamenti fa credere ai proprietari che il cane consideri il soggetto protetto come un leader e ne abbia quindi rispetto al punto tale da difenderlo, in realtà, come abbiamo detto precedentemente, la difesa del branco spetta al leader del gruppo, pertanto, anche in questo caso, il cane si sente il capobranco e quindi c’è un problema gerarchico sottostante che scatena l’aggressività protettiva nei confronti del soggetto protetto.
Le motivazioni che spingono il cane a tenere questi comportamenti ambigui nei confronti del soggetto protetto sono legate al fatto che quest’ultimo è visto dall’animale come il membro più debole del gruppo, e quindi lo tratta con maggior attenzione e delicatezza e lo difende con maggior foga anche dagli altri membri del branco.
Quindi, se il cane si mostra aggressivo nei confronti di chi vi si avvicina e/o si atteggia in modo da apparire una minaccia per l’animale, non è perché vi vuole bene e per questo vi difende (spesso i proprietari giustificano tale aggressività in questo modo, addirittura considerandola una cosa positiva, a volte pure da premiare), ma piuttosto perché le gerarchie non sono chiare, pertanto voi non avete saputo imporvi come leader, e quindi il cane si sente capobranco nonché responsabile della protezione del gruppo (se vi difende anche dagli altri membri del gruppo, la situazione è ancora più critica in quanto significa che il cane, oltre a sentirsi il leader del gruppo, percepisce voi come il membro più debole e bisognoso di attenzioni e protezione).
Questa situazione non è assolutamente da sottovalutare perché un cane dominante che manifesta tale tipo di aggressività, potrebbe diventare un pericolo sia per gli altri che per voi.
SEQUENZA COMPORTAMENTALE E POSTURA
Il cane protegge i membri del proprio branco familiare dalle altre persone o Das altri cani estranei al gruppo. Come già evidenziato, il cane potrebbe scegliere anche di proteggere una sola persona (e non solo dagli estranei, potrebbe proteggerla anche dagli altri membri del gruppo).
L’atteggiamento tipico è quello di interporsi tra la persona da difendere e gli altri abbaiando, ringhiando, brontolando e, se necessario, anche mordendo (l’aggressività ovviamente aumenta al diminuire della distanza tra i due soggetti).
Tuttavia, il cane potrebbe anche non interporsi fisicamente fin dall’inizio, ma restare vigile a distanza e reagire alla prima minaccia percepita.
La postura è generalmente alta, in quanto si tratta di un cane dominante che difende il proprio branco (postura rigida, corpo eretto, pupille dilatate).
Il cane può essere portato a reagire a causa di movimenti bruschi, abbracci, semplici tocchi o toni di voce elevati, tutte situazioni che lui può erroneamente considerare delle minacce.
In assenza di persone da proteggere, tali cani non si mostrano aggressivi.
TRATTAMENTO
È evidente che la prima cosa da fare, per risolvere il problema, è insegnare al proprietario a gestire correttamente il cane e le risorse in modo da ricostruire i ruoli e le gerarchie all’interno del branco familiare (in sostanza si procede con una Regressione Sociale Guidata) per far sì che il cane venga declassato e percepisca il proprietario come leader del gruppo (questo esonererà il cane dalla responsabilità di difendere il proprio branco, mansione tipica del capobranco).
Successivamente, una volta che il cane sarà deferente e subordinato rispetto al proprietario, e quindi risponderà in modo reattivo, coerente e rispettoso ai comandi, si inizierà con la prima fase della modificazione comportamentale, cioè si insegna al cane a prestare attenzione e a stare calmo in assenza di stimoli (mettendolo seduto e chiedendogli di restare per un tempo che verrà via via allungato, e il cane dovrà imparare a restare mostrandosi calmo e rilassato).
Una volta superata questa fase, si può iniziare il processo di desensibilizzazione e controcondizionamento, attraverso il quale si chiederà al cane di stare calmo (sempre con il solito seduto-resta) fintanto che si inseriscono gradualmente (a distanze inizialmente elevate che poi verranno accorciate) gli stimoli critici (persone estranee al gruppo sociale), ovviamente occorrerà premiare il cane con un premio degno di nota, che sia più attraente dello stimolo che generalmente gli provoca aggressività.
In questo modo si insegna al cane a tenere, in presenza di estranei, un comportamento alternativo a quello aggressivo, che ovviamente verrà degnamente premiato.
Proseguendo con la terapia comportamentale si arriverà al punto in cui il cane rimarrà calmo anche se l’estraneo toccherà, abbraccerà o alzerà la voce al soggetto che prima era oggetto di protezione.
Fintanto che si porta avanti tale percorso rieducativo, è importante evitare assolutamente tutte le situazioni che potrebbero indurre il cane ad andare in protezione, perciò evitare l’avvicinamento di estranei e in caso di visite da parte di ospiti (in casa) occorrerà mettere il cane in kennel o chiuderlo in una stanza separata dagli ospiti (se si sa anticipatamente dell’arrivo degli ospiti, è consigliabile isolare il cane da prima del loro arrivo, in modo che esso non venga associato alla reclusione o all’isolamento).
Per tutto il periodo in cui si procede con il percorso di desensibilizzazione e controcondizionamento potrebbe essere d’aiuto far indossare al cane una cavezza, in quanto questo permette al proprietario di interrompere immediatamente la sequenza aggressiva qualora si manifestasse, e quindi di avere maggior controllo, evitando che il cane impari e strumentalizzi il comportamento (la cavezza diminuisce anche l’ansia del proprietario, che altrimenti verrebbe trasmessa al cane).
Se il cane presenta uno stato ansioso, durante la cura comportamentale potrebbe essere d’aiuto anche la somministrazione di ansiolitici.
SARA BORDERSTYLE
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